
Il blu, dicevamo, va per la
maggiore. Non è casuale, mi viene da pensare. Il blu è il colore più amato nel
mondo, è il colore del cielo e del mare, evoca calma e tranquillità, è il
colore dei due più famosi social network, di alcune importanti organizzazioni
internazionali e, scopriamo ora, anche quello preferito dai musicisti.
Nella lingua inglese blue (to
feel blue) non indica solo il colore, ma anche uno stato d’animo: quello
dell’essere tristi, malinconici, quasi depressi. E i cantanti, si sa, scrivono
spesso di dolore e disperazione, di struggenti storie d’amore che il più delle
volte si concludono nel peggiore dei modi.
Qualche esempio? Blue
eyes blue di Eric Clapton recita: It
was you who put the clouds around me/ It was you who made the tears fall down/ It
was you who broke my heart in pieces/ It was you, it was you who made my blue
eyes blue (Sei
stata tu a mettere le nuvole intorno a me/ sei stata tu a far scorrere le mie
lacrime/ sei stata tu a spezzarmi il cuore/ sei stata tu, sei stata tu a
rendere tristi i miei occhi blu). Frank Sinatra, The Voice, nella sua
versione di Love is Blue/L'amour est bleu,
canzone di cui esistono oltre 15 cover, canta: Blue, blue, my world is blue/ Blue is my world now I'm without you (Triste,
triste, il mio mondo è triste/ Triste è il mio mondo ora che sono senza di te).
Questo colore ha addirittura ispirato un genere musicale: il Blues. Le sue origini, all’alba del
ventesimo secolo, sono da ritrovarsi nelle comunità afro-americane del Sud
degli Stati Uniti, dove gli schiavi cantavano la loro sofferenza per le disumane
condizioni di lavoro nelle piantagioni di cotone. Pare, infatti, che il suo
nome derivi dall’espressione “To have the
blue devils” (avere i diavoli blu, cioè essere triste). E che note utilizzano
i cantanti blues? Ovvio le blue notes!
Una blue note (detta anche worried, cioè preoccupata) è una nota
cantata o suonata in una tonalità leggermente più bassa di quella
corrispondente nella scala maggiore, ed è una delle caratteristiche principiali
di questo genere musicale.
Un’ultima curiosità: nella tradizione religiosa indiana dell’Hatha Yoga ognuno di noi ha nel proprio
corpo sette chakra: centri energetici
di cui è composta la nostra coscienza. Ad ognuno di questi corrisponde un
colore. Il blu? È quello del terzo chakra,
situato alla base della gola e collegato all’udito, all’espressione, alla comunicazione,
alla creatività: nella gola le corde vocali fanno vibrare l’aria, i suoni si
articolano e si trasformano in parole. E le parole possono diventare canzoni.
Non ci avevo mai pensato, ma oggi se mi chiedessero di che colore penso
sia la musica, io risponderei: blu!
Qui la lista di tutti i titoli “a colori” che sono riuscita a trovare
in un pomeriggio. Ne conoscete altri? Postate i commenti sul post di Colorability.
Chi più ne ha più ne metta!
Rosaria Maraffino

Qui i suoi articoli su colorability.